Titolo
Gli occhi di mia madre
Descrizione
"Mi piacerebbe sapere se Robert Walser ha letto Glauser e che cosa ne pensava. E se Glauser ha letto Walser o se quando scrive gli somiglia tanto per caso o per destino, anche nelle figure femminili per esempio, nelle figure materne, ma ancor più nel suo silenzio poetico – sempre a un passo dal pianto e sempre a un passo dal riso".
Peter Bichsel.
La vita di Glauser (Vienna 1896 – Nervi 1938), noto in Italia come il "Simenon svizzero" per aver creato indimenticabili romanzi gialli, è una vita breve e in fuga. Questi tre racconti autobiografici seguono un percorso che si addensa di nuvole spaventose e di fantasmi, ma rappresentano anche un cammino ricco di incontri e di situazioni, colori e sapori di un'epoca che solo un grande scrittore sa restituire con tanta forza e partecipazione.
Orfano di madre, prigioniero di un'educazione rigida e ben presto costretto alla menzogna e alla fame, cinque tentativi di suicidio, ricoveri in manicomio, reclusioni e fughe, droghe, Legione Straniera, lavori saltuari, interdizione, Glauser è stato definito un "outsider estremo".
"Ci sono ricordi che sembrano bolle cangianti", scrive Glauser. Ma a differenza delle bolle d'aria, i ricordi tornano ad assillare la sua mente. Per liberarsene non gli resta che raccontarli. Ecco dunque che lo scrittore registra sulla pagina tutti i propri fallimenti, senza autocommiserazione e senza toni disperati, anzi con un velo di ironia e con l'intento di non tradire nulla della verità. Tutto è paradossale e allucinato nella sua vita, sempre in bilico tra una salvezza continuamente cercata e il precipizio incombente.
"Sono nato a Vienna negli ultimi anni del secolo scorso", scrive Glauser nel primo dei tre racconti presentati in questo volume, "In quegli anni a Vienna". La morte della madre nel 1900 segna uno spartiacque nella vita dell'autore. Gli anni che la precedono ritornano alla mente come il tempo più felice. Dopo quella perdita, per la quale non ci sarà mai rassegnazione, ha inizio per il bambino di quattro anni un'esistenza disorientata, peregrina, a fianco di un padre tragicamente incapace di sostenere e affiancare il figlio. La narrazione di un periodo così lontano rievoca particolari, episodi, paure, sensazioni remote, figure di parenti, amicizie che la memoria ha conservato intatti perché lo scrittore possa attingervi e restituirci un piccolo capolavoro, in cui alla sensibile analisi dell'animo infantile si affianca la straordinaria capacità di comprendere il mondo spietato degli adulti.
"Tutto ciò che ho descritto in "Un ladro" è autobiografico (…). Tutto, anche la scena del carcere", scrive Glauser riferendosi al tentato suicidio nella cella di Bellinzona, dove era stato tratto in arresto per aver cercato di vendere una bicicletta rubata. Il secondo racconto in terza persona prende le mosse dal trasferimento coatto nel carcere di Berna: è qui che riaffiora il ricordo tormentoso del suicidio, descritto con sconvolgente lucidità. Il protagonista Ruhn-Glauser, ventiquattro anni all'epoca dei fatti, è malato, annientato dall'atmosfera claustrofobia della prigione, dal contatto con i compagni di cella, da ricordi d'infanzia, da allucinazioni che non gli danno tregua. Viene poi liberato e ricondotto al comune d'origine, dove il sindaco ne decreta la sorte: manicomio. Ruhn tenta di sottrarsi al ricovero, ma la fuga è di breve durata. Il poliziotto che lo aveva scortato lo ritroverà presto per riconsegnarlo al suo destino.
Nel 1923, dopo due anni di servizio nella Legione Straniera, Glauser fa ritorno dal Marocco in Europa. A Parigi lavora per quattro mesi come lavapiatti in un albergo, ma viene licenziato per furto. Nella prima parte del racconto Nel buio lo scrittore descrive in prima persona la sua esperienza come "plongeur", l'incontro con il personale dell'hotel, con Marcel, per certi aspetti suo alter ego, mentore e amico, con il vecchio Andreas, povero e solo, che muore in un asilo notturno: figure ai margini, delle cui vite lo scrittore è testimone d'eccezione. Vite sradicate come quelle dei compagni di lavoro nelle miniere del Belgio. Nella seconda parte Glauser conduce il lettore nei pozzi carboniferi di Charleroi, nelle misere stanze di affittacamere, tra uomini dall'esistenza sospesa su un futuro incerto.
Ma ciò che accompagna l'autore nel labirinto della sua vita – di cui questi tre racconti costituiscono una irrinunciabile testimonianza – sono gli occhi della madre perduta che sempre ritorna al figlio, che dal passato lo sottrae a un presente di miseria e disperazione.
"A volte, nei miei momenti di sincerità, mi sembra di essere uno di quei cani ai quali in laboratorio è stata asportata quella parte del cervello preposta al senso dell'orientamento. Il cane non riesce più a trovare la strada: se vuole lanciarsi su un osso, procede a spirale o a zigzag – e alla fine non raggiunge il suo osso".
Friedrich Glauser.
Autore
Glauser, Friedrich
Editore
Casagrande, Bellinzona
ISBN
9788877134516
Genere
Altre Letterature
Anno
2005
Collana
Scrittori
Prezzo
25.00 CHF
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